ANORESSIA. Illusoria certezza.

(recensione di Maria De Michele)

Mario Gianquitto senza la pretesa di dominare la vita, di comprenderla, ci restituisce attraverso le immagini e le emozioni lo smarrimento, la perdita della razionalità. Una mancanza lucida, l’assunzione amara dell’evoluzione dell’uomo, della volontà tesa a dominare l’esistere e perfino la morte.
Nel dipinto “Anoressia.Illusoria certezza” la figura femminile nella sua magrezza ed esilità sfida la vita, avviluppata nel morbido cappotto, straordinariamente eseguito, dove il ritmo delle pieghe dal colore morbidamente sfumato, l’alternarsi di superfici concave e convesse riesce a cristallizzare un istante concorrendo alla dinamicità dell’insieme, per divenire rappresentazione di illusoria certezza di affermazione della propria identità. Nell’espressività e nella postura del capo reclinato all’indietro, arreso, distaccato dall’autostima, c’è la metafora distorta e disperata della libertà. La giovane donna abita un mondo a sé, astratto, vuoto, rappresentazione di incomunicabilità, desiderio di decomporsi pezzo a pezzo per poi sparire nel nulla. Ed ecco nel gioco degli opposti, in primo piano, la corpulenza, la pinguedine di un anonimo personaggio, motivate da una vita indolente dove la stigmatizzazione del corpo grasso ha radici profonde.