i protagonisti di questo disegno, sono Apollo e Dafne. La trasformazione della ninfa in albero di alloro, è stata qui reinterpretata, senza tenere conto dell’iconografia tradizionale, in cui di solito il corpo della fanciulla si trasfigura lentamente. In questo caso, lei non è un tutt’uno con l’albero, il loro unico punto di fusione, sono i piedi di lei e le radici che affondano il terreno. Dafne, sospesa come in estasi in seguito alla preghiera formulata a Zeus, in una rigidità statuaria, ha lo stesso colore che si intravede all’interno del tronco, se si sta trasformando in qualcosa infatti, non è ne il legno ne la corteccia, ma la linfa, che non soltanto rappresenta la vita della nuova forma che è determinata ad assumere per sfuggire ad Apollo, ma è soprattutto la parte più pura dell’albero, quella che rimane incontaminata. L’alone roseo presente in certi punti della gamba destra, del seno, delle spalle e del viso, così leggero e diafano, è l’ultimo sintomo di un’umanità che sta per scomparire.
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